Le polveri di roccia

Con il termine di polvere di roccia o farina di roccia, si intendono sostanze molto diverse tra di loro, ma con caratteristiche comune di derivare dalla macinazione piu’ o meno finemente di rocce naturali. Processo che in natura avviene da milioni di anni, dove le montagne vengono erose lentamente dal vento, l’acqua e il ghiaccio e trascinate a valle. Ne sono l’esempio le valli fluviali del Nilo, del Gange e dello Yang-tse-kuiang, dove i fiumi riversano il “limo fertile” nelle regioni circostanti.

Queste polveri sono costituite da combinazione di elementi secondo leggi cristallografiche e chimiche diverse. Tra questi troviamo: Ossigeno, Silicio, Alluminio, Ferro, magnesio, Calcio, Sodio e Potassio. E molti altri elementi minori che generalmente vengono sottovalutati durante le concimazioni, ma fondamentali per la vita delle piante, come ad esempio: rame, vanadio, molibdeno.

Il loro impiego risponde ad obbiettivi agronomici diversi a seconda delle caratteristiche peculiari di ogni prodotto. In linea generale, migliorano la capacita’ del suolo di trattenere l’acqua, accrescono la flora batterica, garantiscono una nutrizione costante grazie all’alta capacita’ di scambio cationico, migliorano l’ossigenazione. Contribuiscono a rinforzare le piante nel loro complesso e migliorare le produzioni. Integrano il terreno di sostanze nutritive minori (microelementi).

Alcune polveri opportunamente lavorate sono idonee da spruzzare sugli organi aerei delle piante, dove hanno una spiccata azione meccanica (barriera fisica) nei confronti di molti patogeni e per l’elevata capacita’ igroscopica, creano un ambiente inospitale allo sviluppo di malattie.

 

Le polveri di roccia sono utilizzabili in Agricoltura Biologica ai sensi del regolamento CE 834/2007 e 889/2008 e successive modifiche e non sono soggetti ad autorizzazione presso il ministero della salute in base al DPR n. 55 art.38 del 28/02/2012 e sono di libera vendita.

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